Pochi giorni fa, mi ha telefonato Francesca Danese, mia ex assessora al Sociale. Voleva parlarmi di Farmacap, l’azienda che gestisce le 45 farmacie del Comune di Roma. Francesca aveva una notizia importante da darmi, una novità che sarebbe apparsa impossibile solo pochi anni fa: Farmacap, per la prima volta da anni, aveva presentato un bilancio in attivo. Quattordicimila euro di utile nel 2015. Ci siamo fatti una risata, io e Francesca, ripensando alla fatica che facemmo per rivoltare Farmacap e per mettervi alla guida una persona brava e competente come Simona Laing, la prima ad imporre una gestione manageriale di eccellenza a questa risorsa dei romani, per decenni inspiegabilmente fonte di debiti e inefficienze.
Naturalmente, i giornali che nei giorni scorsi hanno dato notizia del bilancio finalmente in attivo di Farmacap si sono ben guardati dal ricordare che questa inversione di tendenza è stata dovuta alla testardaggine mia e di Francesca e al lavoro della nostra Giunta. Credo sia dunque il caso di scrivere qui qualche nota, per chi fosse interessato a sapere come andarono davvero le cose.
Appena eletto sindaco, nel 2013, decisi di ricondurre il Comune a fare il Comune, cioè di mantenere la propria presenza solo nelle aree che erogano servizi pubblici come i rifiuti, i mezzi pubblici o l’acqua e alcune istituzioni culturali. Roma era anche presente in decine di agenzie, associazioni, aziende, consorzi, istituzioni, fondazioni, molte delle quali generavano debiti e alcune, probabilmente, erano state costituite per creare clientele politiche. Un sistema d’intrecci creati dai partiti, con interessi economici non trasparenti, che rappresenta un vero tallone d’Achille per il Comune di Roma.
Quella delle farmacie di proprietà del Comune era però una vicenda unica nel suo genere. Già, perché, in teoria, le farmacie dovrebbero essere una fonte di ricchezza e non di debiti. Non ho mai conosciuto un proprietario di farmacia povero. Roma, invece, ne possiede quarantacinque, eppure la politica chiedeva da anni ai cittadini romani di pagare i debiti che le farmacie comunali generavano. Sì, debiti, non profitti: a differenza di tutte le altre farmacie quelle di proprietà di Roma creavano, per i romani, debiti e non profitti: nell’anno della mia elezione, il 2013, la Ernst & Young indicò per il bilancio 2011 una perdita di oltre dieci milioni di Euro. Com’era possibile? Decisi di vederci chiaro.
Come ho raccontato anche nel libro “Un marziano a Roma” (Feltrinelli, 2016), nell’agosto 2014 notai un fatto che mi fece davvero andare su tutte le furie. Nel quartiere di Torrevecchia, a poche centinaia di metri dall’ingresso del Policlinico Gemelli, si trova una delle quarantacinque farmacie comunali. Quel giorno le serrande erano abbassate e un foglio attaccato alla saracinesca indicava le date di chiusura: dall’11 agosto al 7 settembre 2014, con la precisazione “estremi compresi”, come ben ricorda la fotografia di quel giorno che ho voluto riprodurre all’inizio di questo blog. Proprio accanto al policlinico Gemelli, c’è un’altra farmacia: quella però non è del Comune. E, ovviamente, quel giorno era aperta. D’altra parte, chiunque fosse il proprietario, si organizzerebbe per tenerla aperta 365 giorni l’anno, essendo a pochi metri da un ospedale che assiste quasi un milione di pazienti ogni anno, che si traducono inevitabilmente in milioni di medicinali venduti nelle farmacie della zona.
Nel dicembre 2014 decisi che era il momento di agire. Il Comune stava per approvare il primo bilancio sotto la mia Amministrazione e Farmacap si avviava di nuovo verso un deficit tale da costringere la mia Giunta a stanziare quindici milioni di euro per risanare le perdite.
Tutto questo non era più tollerabile. Non volli più sentire ragionamenti diversi e iniziai quelle azioni che si sono concluse poche settimane fa.
Come per tutte le azioni di risanamento che intrapresi iniziarono ostacoli e resistenze.
Io avrei voluto vendere gradualmente le farmacie proteggendo i posti di lavoro, ma accettai, dopo lunghi incontri causati dall’opposizione di molti consiglieri della mia maggioranza coordinata dal Partito Democratico, di votare in Consiglio comunale il 23 marzo 2015 un piano che trasformasse l’azienda in società per azioni.
Cercai con determinazione, e con il mio metodo tanto criticato dell’esame dei curriculum, professionalità preparate perchè mi aiutassero a superare i disastri del passato. Rimasi colpito dalla competenza di Simona Laing. Lavorava come amministratore unico nell’azienda Farcom di Pistoia, fotocopia, con numeri inferiori, della realtà romana, e l’aveva risanata. Nonostante le resistenze del Partito Democratico, ad agosto 2015, riuscii ad affidarle l’incarico di direttore generale.
Lo scenario che Simona Laing mi presentò era devastante: alla fine di ogni giornata non si conoscevano neanche gli incassi delle farmacie e dal 2008, l’anno di inizio del governo Alemanno, non c’era più stata una gara sulle forniture. Grazie all’azione di Simona, vennero immediatamente internalizzati alcuni servizi, con un risparmio solo per l’ufficio della contabilità di centomila euro annui. Avviammo una gara Europea e oggi, nel 2016, le farmacie del Comune di Roma hanno lo sconto più alto in Italia sugli acquisti, che ha portato a ben due milioni e mezzo di euro di risparmio.
I punti sociali presenti in venti farmacie Farmacap hanno avviato all’inizio del 2016 nuove campagne dedicate al cittadino, tra cui quella per la prevenzione dell’HIV/AIDS. E i prezzi per diversi prodotti destinati alle fasce di popolazione più fragili, dal latte in polvere, ai pannolini, ai farmaci da banco più diffusi tra gli anziani, nelle farmacie comunali sono divenuti meno cari. Gli psicologi della Farmacap ora svolgono il ruolo, apprezzatissimo, di psicologi di quartiere.
Racconti come questo aiutano a capire come i partiti negli anni abbiano creato debiti che devono poi essere ripagati con le tasse dei cittadini di Roma.
In politica spesso i fatti sono evidenti solo per i cittadini che pagano di tasca propria gli sperperi pubblici e non per le classi dirigenti dei partiti che hanno responsabilità dirette proprio in quella cattiva gestione.
Nell’estate 2016, a meno che la nuova sindaca o il nuovo sindaco non ritorni al passato (come minacciano alcuni manifesti elettorali “Roma torna Roma”), non avremo più farmacie chiuse dall’11 agosto al 7 settembre 2014, con la precisazione “estremi compresi”.